A Monza presso il Belvedere della Villa Reale fino al 26 febbraio 2023 è aperta una mostra che ho segnalato su Mistero Magazine di questo mese e che potrebbe stuzzicare i miei lettori e tutti gli appassionati di magia ed esoterismo: “Stregherie Fatti, scandali e verità sulle sovversive della storia”, ideata dalla società Vertigo Syndrome, a cura di Luca Scarlini.
Sono loro, le streghe della storia, le protagoniste: guaritrici, ammaliatrici, medichesse, peccatrici secondo il concetto cristiano, ma più spesso semplicemente donne comuni o libere che avevano raggiunto forme di conoscenza e consapevolezza di vario livello e che, per questo, furono additate e giudicate e troppo spesso torturate e uccise.
Il percorso di Monza è un’affascinante immersione nel loro mondo, nella iconografia che le racconta, fra rappresentazioni di oggetti a loro legati: un’occasione d’atmosfera, ma anche un’opportunità di approfondimento, che provo a modo mio a raccontare in questa recensione.
Stregherie: incisioni, libri, manifesti, reperti
Una raccolta di oltre 100 incisioni originali antiche, tratte dalla collezione Guglielmo Invernizzi, è la struttura primaria che anima Stregherie: attraverso le immagini si viaggia fra sabba, riti, falò e celebrazioni, ma anche processi, scene di condanna e tortura, e a volte il confronto con l’autorità interessata ad apprendere e carpire i segreti delle streghe, come inquisitori e principi.
Alle xilografie si unisce l’esposizione di una serie di libri antichi, quali la Historiae Naturalis di Plinio e il Malleus Maleficarum, così come una piccola selezione di reperti prestati dal Museo della Stregoneria di Boscastle, in Cornovaglia.
Inoltre un’intera sezione di Stregherie è dedicata alla presenza delle streghe al cinema, con manifesti e cimeli cinematografici che mostrano come esse sono state rappresentate nel tempo sullo schermo.
Il percorso è completato dallo spazio dedicato al romanzo La strega di Monza, scritto da Giuseppe Bertoldi da Vicenza nel 1861, e alle illustrazioni di forte impatto di Gloria Pizzilli.
Alla ricerca della strega fino al processo
“Si impara più dalla strega che dal manuale“. È una delle tante frasi che tagliano l’aria attraverso il racconto audio che accompagna tutto il percorso e che può essere utile a chi non ha mai approfondito la figura della strega.
Molto importante è comunque non solo che chi va in mostra ascolti: tutto l’allestimento chiama il visitatore a interagire con la strega, che sembra osservarlo e chiamarlo a compiere gesti semplici, come salire sulla scopa di Fridora o consultare l’impressionante raccolta di articoli giornalistici a tema esposti a inizio percorso, o a lasciare una frase o un pensiero sul Libro delle Ombre.
E ovviamente anche partecipare anche al processo di Ursulina da Modena, in uno spazio allestito come un sabba ma che di fatto funge da scenario di un tribunale: qui le voci degli inquisitori e della strega si alternano attraverso gli atti storici del procedimento, ricostruendo una sequenza di confessioni e smentite che avvengono tra torture e ripensamenti e in cui il visitatore, alla fine, può sfidare la sorte per ricoprire uno dei ruoli.
Le streghe della regione gardesana e Waterhouse
Da parte mia un occhio di riguardo nella mostra Stregherie non poteva non essere dedicato ad alcuni dettagli legati alle streghe della regione gardesana nonché a un’opera realizzato da un artista che era parte del mondo dei pittori di fate.
Lungo il percorso è infatti possibile visionare alcune delle tavole delle illustrazioni dell’Eneide di Virgilio pubblicate dell’edizione del 1502 dello stampatore Gruninger, che si ricollegano al mondo fantastico rievocato nell’opera del letterato, protagonista anche di molte leggende raccolte in Mincio Magico.
Nel caso qualcuno se lo chiedesse, non c’è un collegamento diretto tra la mostra Stregherie e la mia Saga delle Streghe Quinti se non sulle tematiche esoteriche, magiche e storiche, ma c’è un legame importante con il romanzo Il Pittore delle Fate: fra le litografie esposte a Monza ce n’è una del dipinto “The Magic Circle” (“Il Cerchio Magico”) di John William Waterhouse, che nel 1886 lo espose per la prima volta alla Royal Academy. Al padre di J.W. Waterhouse è legata la villa in cui il romanzo è ambientato, situata nell’immaginaria contea di Thorn, nella Londra del 1853.
È stato confortante ritrovare uno dei protagonisti del fairy painting in una mostra sul tema delle streghe, perché di fatto il mondo del femminile sacro è incredibilmente stratificato e non si limita alle solite dicotomie che semplificano ciò che non è invece semplificabile (per esempio i dualismi strega/fata o seduttrice/santa di fatto non hanno ragione di esistere). Sarà un percorso che, tenendo una radice attaccata al mio territorio, porterò avanti nei prossimi anni.
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Qualcuno in questi giorni mi ha chiesto se consiglio Stregherie.
Che domanda difficile!
Sì, perché parto dal presupposto che non so chi siate, e che strade abbiate percorso fin qui, e non voglio dare un’occasione di delusione a qualcuno.
La mostra Stregherie è una boccata d’aria fresca per gli appassionati del soggetto, dato che non è facile trovare eventi espositivi su questa tematica, e sicuramente vale la pena dedicarle del tempo per farsi un’opinione propria, anche semplicemente perché il concetto di strega è qualcosa su cui occorre lavorare rispetto all’immaginario collettivo che tradizionalmente spinge verso una definizione solo negativa. E queste iniziative vanno sostenute a prescindere.
Dall’altra parte, pochissimi sono gli oggetti in mostra, quindi chi non è amante dell’arte figurativa e delle forme espressive iconografiche potrebbe non trovarsi del tutto a suo agio e magari banalizzare il lavoro importante di costruzione di questo percorso, notevole e mai superficiale.
Se non siete avvezzi alle mostre, se fossi in voi non disdegnerei di approfondire il tema anche in un museo, che può mostrarvi il mondo delle streghe dal punto di vista più pratico e meno artistico, come il Museo di Pejo (verificate i giorni di apertura in inverno).
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Cosa ha lasciato a me, Stregherie?
Un senso di completezza, alcuni spunti e uno stimolo a continuare a cercare fra le pieghe della storia: perché molto c’è ancora da scoprire sulle streghe e la regione del lago di Garda secondo me ha ancora molto da rivelare.
Simona Cremonini
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