Ci sono delle epoche, nella storia, di cui si parla poco o comunque “meno” rispetto ad altre più blasonate e reclamizzate… tra di esse sarebbe, invece, importante riscoprirne una grazie alla quale l’identità europea e non solo italiana non sarebbero oggi le stesse: quella longobarda.
È il popolo dei Longobardi, infatti, che dopo la Caduta dell’Impero Romano d’Occidente e l’istituzione dei primi regni barbarici nello Stivale, con le proprie migrazioni e la propria civiltà segna una nuova fase per la nostra penisola e per l’intero continente, dando altresì l’opportunità di una ripresa economica e sociale nonché di una rinascita culturale che avrebbe ispirato anche i Carolingi.
Di questa epoca, iniziata dai Longobardi nel 568 con l’attraversamento delle Alpi Giulie per penetrare fino al Sud Italia ove la loro presenza sopravvisse fino al XI secolo, restano le testimonianze più diverse, raccolte nella bella mostra “Longobardi, un popolo che cambia la storia” attualmente visitabile a Pavia presso i Musei Civici del Castello Visconteo fino al 3 dicembre 2017, da cui nei prossimi mesi si muoverà verso Napoli e poi verso l’Ermitage di San Pietroburgo.
Quasi 80 musei ed enti prestatori italiani e stranieri hanno contribuito con oltre 300 opere per questa mostra-evento curata da Gian Pietro Brogiolo (nome ben noto a chi è appassionato di storia gardesana!) e Federico Marazzi, nella quale emerge il lavoro di indagine e di scoperta degli ultimi 15 anni di oltre 50 studiosi.
In esposizione vi sono reperti provenienti da tutta Italia che ricostruiscono uno spaccato della vita delle corti e delle città, così come della guerra e della cavalleria, con le armi, le cose del quotidiano come i catini, gli oggetti più particolari e sorprendenti come i reliquari in osso e i codici dell’epoca, i gioielli preziosi e le fibbie, le staffe e le selle.
Un percorso che si muove da Aosta fino a Napoli, passando per Roma, Cividale del Friuli, Pavia, Benevento e non solo, che riesce a completare l’emozionante narrazione dei pezzi antichi con interessanti installazioni multimediali, per un evento che vede protagonisti anche i musei dell’area della regione gardesana: anche i nomi di Brescia, Verona, Mantova, Trento e delle varie realtà museali delle rispettive province compaiono e ricorrono infatti tra quelli dei luoghi dove reperti inaspettati testimoniano l’orgoglio e le capacità del popolo longobardo di rivelare il proprio ingegno ed estro anche negli aspetti del quotidiano.
Così, in questa ricchezza di proposte, è difficile non farsi incantare dai resti della tomba del cavallo e dei cani di Povegliano Veronese, dal grifone della cattedrale di San Vigilio, dalla ricostruzione di come le realtà di Brescia e Verona accolsero lo splendore delle corti, ma è soprattutto piacevole abbandonarsi all’eredità di questo popolo lasciata in tanti dettagli dell’Italia intera di oggi.
Una mostra importante, da visitare per trovare pezzi del nostro leggendario territorio anche al di fuori delle terre gardesane…
E, se avrete voglia di andare a caccia di leggende di lago, non vi sarà difficile ritrovare grandi personaggi gardesani, come la regina Teodolinda e la regina Rosmunda, ricordata a Verona per il suo appetito da pearà (raccontato nei dettagli in “La leggenda vien mangiando“), e scoprire in questo evento anche la presenza di quella Adelaide di Borgogna che ha segnato con il suo passaggio non solo la storia ma anche e soprattutto le leggende del lago di Garda.