Il vento, manifestazione atmosferica legata allo spostamento d’aria, affascina l’uomo fin dall’antichità ed è parte da sempre dei miti e dei racconti popolari.
Dallo slavo Stribog (il cui nome significa “colui che estende”) al ben più noto in area mediterranea Eolo (appellativo che deriva del greco “aiolos” e significa “veloce”), numerose sono le divinità a cui è stata affidata la custodia del vento: anche sul lago di Garda, territorio in cui sono diversi i venti che spirano da nord a sud e da est a ovest, il vento non poteva non assumere delle vere e proprie personalità.
Prima di tuffarsi nelle leggende legate ai venti del lago di Garda, però, il primo cenno va senz’altro rivolto proprio a Eolo, che ricorre anche in una leggenda locale che scivola nel mondo a cui egli appartiene, quello del mito: infatti il dio dei venti faceva parte del gruppetto di divinità classiche che giunse sul lago nella guerra tra Nettuno e Benàco e che, quando il dio del lago sconfisse il dio del mare e delle acque dolci, finì rinchiuso in un antro (anche se nessuno racconta quando, da chi e se venne poi liberato). Forse è anche per questo che i venti spirano impazienti sul lago, perché il loro signore da allora è rimasto scottato da queste terre d’acqua e di montagne. Eolo era figlio di Nettuno (Poseidone) e per questo è inserito anche nella Genealogia degli dèi del lago di Garda.
L’altro mito che, a proposito della guerra tra dèi e del mondo dei venti, è certamente da citare è quello di Tifone, che tradizionalmente rappresenta il padre dei venti impetuosi e che, a livello locale, trasmuta nella leggenda entrando di prepotenza anche nelle vicende della Saga delle Streghe Quinti: nelle cronache delle antenate di Brunella il mostro Tifone (spesso definito anche come gigante) tra l’altro ricalcando una leggenda locale spinge la dea Minerva ad abbandonare l’Olimpo e a spostarsi nelle lande della Vallis Atheniensis (la Valtenesi), oltre a distruggere il villaggio dove vive Carpio, portando a una serie di tragici eventi legati (ma non solo) al matrimonio tra la ninfa Garda e il dio Sarca.
Parlando di correnti di un luogo incastonato tra tre regioni, tra la pianura e le montagne passando per le colline del basso lago, è indispensabile citare i principali venti che si muovono attorno al lago di Garda, così da poter anche cercare di individuare qualche particolarità e leggenda a essi legati: ecco perciò una breve carrellata di queste correnti dalla precisa identità e dei racconti curiosi che le circondano.
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– L’Òra è il vento che soffia sul lago provenendo da sud, dalla pianura padana, in direzione quasi identica ma opposta a quella del Pelér. Si leva per la precisione da sud-sud-est muovendo verso nord-nord-ovest, in primavera e in estate, facendosi più intenso mano a mano che si sale verso nord. L’Òra spira da quando il Pelér si spegne, ovvero a partire dalle 11-12 fino a sera, verso le 22.
Il nome “Òra” potrebbe essere collegato al latino “aura”, ovvero “alito”. Anche se non c’è una leggenda specifica su questo vento, esso è entrato nelle tradizioni popolari locali con una serie di proverbi e modi di dire:
“Òra for de óra butta ‘l tèmp en malóra” (L’òra fuori ora, ovvero in anticipo o in ritardo rispetto al suo orario abituale, annuncia che il tempo va in malora, ovvero peggiorerà.)
“Quel lì no ‘l capiss né òra né vènt” (Quello non capisce né ora né vento, ovvero non capisce nulla.)
“L’òra dei Santi non la vègn pu avanti” (L’ora non arriva mai dopo la festa dei Santi, il primo novembre.)
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– Il Pelér increspa la superficie del lago da nord di Riva del Garda, con direzione da nord-nord-est a sud-sud-ovest, contraria a quella dell’Ora. Si leva dalle 2-3 di notte, d’estate anche a mezzanotte, e si esaurisce verso le 11-12 quando si alza l’Ora.
Oltre alla forza che raccoglie dagli altri venti del nord del lago, la sua caratteristica sono le tre onde che solleva, di cui la mediana è la maggiore e la più apprezzata dai surfisti per “saltare”.
Il nome Pelér significa “pelare, scorticare” ed è usato sulla sponda bresciana, mentre sulla riva veronese lo stesso vento è chiamato “Sóver” (col significato di “sopra”) e a nord del lago “Vént”.
Di questo vento si dice in genere che a infrangerlo sia la Baia del Vento a San Felice e a romperlo sia la Rocca di Manerba, anche se talvolta esso si placa presso la penisola di Sirmione.
Anche sul Pelér non esiste una vera e propria leggenda, ma di esso (in quanto Sóver) quando è appena spirato si dice che sia “avanzato come un leone” e Solitro lo descrive così nella sua opera “Benaco”:
“Tutta l’ira accumulata tra i ghiacci dell’Alpe, e le spaventose selve e le valli dirupate del settentrione, tutta scatena qui, danni e sventure e pianto quasi sempre seco portando.”
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– L’Ànder è un vento legato in primis alla zona bresciana del lago, soffiando da sud-ovest a partire dal primo pomeriggio per qualche ora dal territorio tra Rivoltella e Padenghe, per qualche giorno; spira fino alla Rocca di Manerba e sale verso nord, dove da Gargnano in su può durare fino a notte. A volte compare quando il Pelér si placa prima del consueto.
Un Ànder leggero e che soffia nel suo orario abituale annuncia bel tempo, mentre se fuori orario, al tramonto e in inverno, porta novità per il meteo.
Di questo vento si dice che:
“L’Ànder l’è balànder” (ovvero l’Ànder è miserabile, infido.)
L’etimologia del nome è molto discussa, in quanto a seconda delle varie assonanze dialettali potrebbe significare “caverna” o “corridoio” oppure “ventilare”.
Certamente la curiosità maggiore su questo vento è una leggenda che lo racconta come vento impetuoso, di sud-ovest, che nel suo peregrinare per il lago su una spiaggia di Bardolino era solito incontrare una pietra e fare l’amore con lei: si trattava della Preonda, il celebre frangionda di Bardolino che oggi si trova al porticciolo e un tempo era custodita in un altro luogo, quasi sul bagnasciuga. Su di essa si concentrano molte leggende, già raccolte in “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”.
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– Il Balì è un vento che proviene da nord, dalla Valle di Ballino, oltre Riva del Garda, e talvolta cala dal gruppo del Brenta. Soffia prevalentemente in inverno, portando tempo bello, fresco e asciutto.
In genere il Balì si presenta dopo che le temperature si sono bruscamente abbassate, oppure in seguito a una nevicata, e può diventare pericoloso per le barche in navigazione, dimostrandosi piuttosto violento e sollevando alte onde.
Il nome, Balì o Ballino, non ha una precisa etimologia: tuttavia nel suo Dizionario del 1932 Emilio Lorenzi in riferimento al paese di Ballino, frazione del comune di Fiavé, fa derivare il toponimo dal diminutivo di “bal”, in antico tedesco probabilmente “dosso o cima”, in quanto in loco in epoca altomedioevale esisteva una fortezza situata su un’elevazione.
Il Balì tocca soprattutto la parte nord del lago, si muove seguendo una sorta di semicerchio toccando Torbole, Navene, Malcesine sulla sponda veronese e poi giungendo sulla riviera bresciana investendo Tremosine, Campione, Tignale, per arrivare talvolta fino a Desenzano.
Il Balì non è un vento frequente e in genere spira da uno a tre giorni consecutivi.
Un proverbio locale lo riassume così: “El vént de Bali el dura tré nòti e tré dì”, ovvero il vento del Balì dura tre notti e tre giorni.
Un altro detto spiega che “El vent de Balìm el dura tre dì e ‘n tochetìm”, ovvero che il vento del Balì soffia per tre giorni e un pezzettino.
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– La Vinèsa, o Vinessa, ha un nome che ricorda il nome di Venezia, la capitale dell’antica Repubblica Veneta che, per molto tempo, ha esteso il proprio dominio fino al lago di Garda e oltre. Anche questo vento ha un rapporto con la città lagunare, in quanto esso pare provenire da est ed essere legato al soffio della Bora sull’Adriatico.
È un vento impetuoso che porta il maltempo e che soffia a raffiche dal basso lago, soprattutto tra la primavera e l’autunno: provocando onde alte e disordinate, entra tra Lazise e Pacengo e può giungere fino a Riva.
L’umida Vinèsa è sempre descritta in modo pittoresco, di lei si dice che abbaia come una cagna e soprattutto che “La Vinèsa la strìa il lago”, ovvero che “La Vinèsa strega il lago”.
Un proverbio gardesano recita: “La Vinèsa, o che la spòrca o che la nèta”, ovvero la Vinessa o sporca o pulisce il cielo.
Un altro proverbio collega la Vinèsa all’Òra, relativamente al fatto di essere venti fastidiosi che possono fare ammalare: “Òra e vinéssa gilè e giacheta ‘n prèssa” sottolinea che in caso di Òra e Vinèsa, gilet e giacchetta vanno infilati in fretta, ovvero quando queste due correnti soffiano è meglio coprirsi bene e velocemente.
Della Vinèsa nel suo Benaco Solitro scrive: “Umido, freddo, esiziale alle piante in ogni stagione, ma più nella primavera quando la fioritura incomincia, è il vento che spira da sud-est, per la sua provenienza chiamato sul lago vinezza o vicentina. Temuto dagli agricoltori, dura qualche volta più giorni di seguito, e tosto fa manifesti i perniciosi suoi effetti, sugli agrumi e sull’olivo, i quali più d’ogni altra pianta soffrono danno da lui”.
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– La Visentìna è collegata alla Vinèsa (non a caso Solitro le cita assieme) e anche il suo nome fa riferimento a una città, ovvero Vicenza, con il significato di “vicentina”.
La Visentìna soffia appunto da est, o da est-sud-est, in un’area più ristretta, perché non arriva mai oltre Torri del Benaco e oltre Gargnano. È un vento non forte e uniforme.
Anche questo vento è collegato a fenomeni atmosferici che si verificano altrove rispetto al lago, in questo caso non molto lontani: spesso corrisponde infatti a momenti di cattivo tempo sui monti Lessini nel veronese e nella Valle dell’Adige. Di contro, può annunciare bel tempo quando, venendo da est, giunge sul lago mentre qui piove.
Di questo vento si dice“La Visentìna, ladra o asasìna”, ovvero che la Visentìna è ladra o assassina. Di solito quindi non porta nulla di buono.
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– Il Ponàl è un vento che soffia nella parte alta del lago, raggiungendo la costa orientale, in particolare tra Torbole e Tempesta, e provenendo dalla valle di Ledro, ovvero da ovest.
Prende il nome dal torrente Ponale, alla cui foce tende a formarsi schiuma proprio quando spira questo vento. L’etimologia è comunque non chiara.
È un vento forte, che spira d’estate, la sera e la notte, e di rado fino al mattino: talvolta può unirsi al Pelér portando il maltempo e diventando pericoloso, come in passato ha fatto soffiando in primavera e provocando danni alle uova deposte dalle alborelle per la riproduzione.
Infatti un proverbio che lo tira in causa afferma che “El vent de Ponal no ‘l porta altro che mal”, ovvero il vento del Ponale non porta altro che male.
Altri venti attorno al lago di Garda assumono caratteri buoni e cattivi, come il fastidioso Visinèl legato a spiriti talvolta angelici e diabolici raccontati nel già citato libro “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”.
In altri casi i movimenti dell’aria non sono legati a un nome in particolare ma portano con sé storie gardesane mai dimenticate e dal sapore fantastico e misterioso, come quella delle prossime righe.
Una leggenda su una misteriosa procella e un vento misterioso spira anche attorno alla figura della regina Adelaide di Borgogna, in fuga tra le acque e le terre del Garda dopo la provvidenziale ed enigmatica liberazione dalla Rocca di Garda, in cui era stata rinchiusa dal tiranno Berengario d’Ivrea che le aveva sottratto il trono e, in modo tragico, il marito Lotario.
Secondo le leggende, quando Adelaide si trovava sulla piccola imbarcazione che la stava portando verso la salvezza, inseguita da Berengario e dai suoi scagnozzi, dal lago si alzò un vento sotterraneo, che agitò le acque e spinse tra i flutti agitati la nave dei malvagi avvolgendola nella nebbia, mentre ondicelle appena increspate sospinsero via la barca di Adelaide, verso la salvezza.
La tradizione racconta che il misterioso fenomeno andò avanti tutta la notte, dando modo alla regina di fuggire, ma non solo, di raggiungere praticamente ogni luogo del lago in una sola notte.
Da allora si racconta che ogni sera il fenomeno si ripresenti e che un vento gentile e senza nome, come quello che circondò Adelaide, sospinga le barche in navigazione. Un vero e proprio vento da leggenda.
Verità o leggenda?
I venti che spirano attorno al lago non possono che essere verità… la leggenda, però, può spesso dare una spiegazione alle loro personalità vivaci e volubili.