Fairy painting e Palazzo Te di Mantova. Un binomio curiosamente ricorrente, quando si cerca di ripercorrere le tracce e le ispirazioni del pittori di fate vittoriani: e fra di essi figura anche Robert Huskisson.
Lo scorso anno, poco dopo l’uscita del romanzo Il Pittore delle Fate, avevo già pubblicato un piccolo excursus in questo articolo su come secondo alcuni critici il primo pittore di fate, Henry Fuseli, avesse usato come modello per il suo Nightmare una decorazione di Giulio Romano, ancora oggi presente e osservabile a Palazzo Te di Mantova, dedicata a Il sogno di Ecuba.
Oggi, sulla scia delle nuove suggestioni portate dal nuovo romanzo La Pittrice delle Fate, c’è un nuovo artista vittoriano di fate a cui dare spazio su questo blog, anche perché ancora una volta è l’incantevole palazzo mantovano che sorge nei pressi delle acque del Mincio a fare da cornice a una suggestione leggendaria.
Robert Huskisson e le fate del Sogno di una Notte di Mezza Estate
Noto per i riferimenti mitologici dei suoi quadri ma anche per le nudità che mostrano spesso i suoi soggetti femminili, Robert Huskisson (1819-1861) nel 1847 espose per la prima volta uno dei suoi capolavori, il suo Midsummer Night’s Fairies (titolo che in italiano si può tradurre “La notte di mezza estate delle fate”).
Il punto di partenza per il soggetto è, ovviamente, profondamente legato all’universo shakespeariano (come succede per molti degli artisti della corrente pittorica del fairy painting, approfondita qui) e questo quadro è realizzato inserendo l’immagine principale in un proscenio che rende il tutto estremamente teatrale.
I due soggetti del dipinto Midsummer Night’s Fairies sono la regina delle fate Titania e suo marito, il re Oberon, che attorno a sé hanno tutto il loro seguito, del quale fa parte anche il cerchio di fate sullo sfondo e la battaglia contro la lumaca in primo piano. L’immagine fa riferimento alla storia del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare.
Huskisson e la sua ispirazione mantovana
Non è facile approfondire nel dettaglio, dato che non esiste uno studio compiuto al riguardo: ciò che è stato sottolineato da diversi critici (fra i quali anche i principali studiosi di fairy painting Jeremy Maas, Christopher Wood e Anne Chassagnol) è che Robert Huskisson si sarebbe ispirato per questo dipinto agli affreschi presenti nella sala di Amore e Psiche a Palazzo Te di Mantova, realizzati tra il 1526 e il 1528 da Giulio Romano.
Oltre alla sensualità e al continuo richiamo al nudo che pervade sia il quadro di Huskisson sia le pareti della sala di Palazzo Te, un elemento fondamentale nel confronto è dato dalla somiglianza tra l’immagine di Psiche nella reggia mantovana e quella della regina Titania.
Le due, soprattutto, sono adagiate in una posizione molto simile: la prima, Psiche, su un triclinio bronzeo istoriato insieme ad Amore e alla loro figlia Voluttà; la seconda, Titania, protetta da un cerchio formato dalle fate del suo corteo, mentre lo sguardo del marito Oberon veglia su di lei.
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Verità o leggenda?
A pochi passi di distanza, due meravigliosi dettagli di Palazzo Te ispirarono forse due artisti del fairy painting così importanti?
Difficile dare una risposta definitiva, ma resta curioso che l’unica dilogia di romanzi sui pittori di fate esistente sia nata da chi a Palazzo Te è cresciuta accanto. È perlomeno una coincidenza magica.
Simona Cremonini