La prosa spaventosa di H.P. Lovecraft e gli alienanti dipinti di Fuseli: confrontarli e trovare dei contatti tra queste due espressioni artistiche del conturbante non è così strano, perché inaspettatamente fu lo stesso Lovecraft, nelle sue opere, a citare più volte l’artista svizzero naturalizzato inglese.
In ben due racconti infatti il “Solitario di Providence” utilizzò l’opera di Henry Fuseli come termine di paragone e valutazione per il mondo del mostruoso e dell’orrore.
A molti altri lettori è forse sempre passato inosservato, ma nella mia recente rilettura dell’opera completa di Lovecraft (in riferimento a un mio romanzo in lavorazione) non potevo non notare la ricorrente presenza del nome del primo pittore di fate vittoriano ed esimermi dall’evidenziare questi riferimenti.
Henry Fuseli: il primo fairy painter, diede vita all’Incubo
Henry Fuseli è il nome inglese di un artista che era, in realtà, nato a Zurigo nel 1741 come Johann Füssli e che cambiò il suo nome quando giunse in Inghilterra, dove morì nel 1825.
Egli per le sue opere amava ispirarsi a mitologie e opere letterarie ed è considerato il primo vero fairy painter inglese, anche se appunto era svizzero di origini.
Fra l’altro viaggiò per diversi anni in Italia, giungendo anche a Mantova dove forse, a Palazzo Te, trovò l’ispirazione per il soggetto principale del suo “Incubo“, dipinto realizzato nel 1781 in cui la protagonista è circondata dalle stesse figure spaventose che popolano i suoi sogni più angoscianti.
H.P. Lovecraft e Fuseli: le citazioni in “Il modello di Pickman” e “Il colore venuto dallo spazio”
Non sappiamo quando Lovecraft ebbe modo di visionare i quadri di Fuseli, se attraverso delle pubblicazioni o forse anche di persona, dato che “L’incubo” è conservato a Detroit.
Di certo in almeno due dei suoi racconti esistono dei riferimenti espliciti al pittore inglese e alle sue rappresentazioni orrorifiche.
In “Il modello di Pickman” (1926) c’è una digressione sulle emozioni che un artista autentico riesce a esprimere a differenza tra un vero artista e un qualunque improvvisato, nella quale Fuseli è citato come modello d’eccezione:
“Non c’è imbrattatele o illustratore prezzolato che non riesca a spargere colori come capita e dire che si tratta della raffigurazione di un incubo, o del sabba delle streghe, o del ritratto del diavolo, ma solo il grande artista riesce a portare sulla tela immagini che spaventano sul serio e che hanno l’accento della verità. E questo perché solo l’artista autentico intuisce la vera anatomia dell’orrore, la fisiologia della paura, conosce con precisione quali linee e proporzioni scaturiscano dalle pulsioni latenti o dalla memoria ancestrale del terrore, sa quali contrasti di colore ed effetti di luce risveglino il senso sopito delle estraneità. Inutile che ti spieghi perché si rabbrividisca davanti a un Fuseli, mentre ci si limita a ridere davanti al frontespizio di una mediocre storia di fantasmi. C’è qualcosa al di là della vita che alcuni artisti riescono a percepire e a farci percepire per un attimo.“
Tuttavia Lovecraft citò Fuseli anche in “Il colore venuto dallo spazio” (1927), definendo l’atmosfera della fattoria Gardner come “degna” di un quadro dell’artista inglese:
“Quando finalmente si voltarono a guardare la valle, e l’ormai lontana fattoria Gardner che sorgeva nel mezzo, videro uno spettacolo pauroso. La casa splendeva di un orrendo miscuglio di colori sconosciuti e così gli alberi, gli edifici e perfino l’erba e la vegetazione che non si era del tutto trasformata in friabile grigiore. I rami puntavano tutti al cielo, sormontati da terribili lingue di fiamma, mentre i bracci secondari di quell’incendio mostruoso si insinuavano fra le travi della casa, della stalla e dei capanni. Era una scena degna di un quadro di Fusli, e su tutto regnava il tripudio di quella luce senza forma, arcobaleno estraneo e senza dimensioni di veleno misterioso che si alzava dal pozzo.”
…
Verità o leggenda?
In questo articolo c’è solo verità, non c’è nulla che sia inventato o affidato al labile racconto della leggenda, perché i riferimenti alle opere di Fuseli possono essere individuati da qualsiasi lettore di Lovecraft.
Resta la suggestione, per quanto mi riguarda personalmente, del fatto che uno dei miei scrittori preferiti abbia trovato ispirazione nel capostipite di una corrente pittorica su cui ho ampiamente lavorato come narratrice.
Questo loro rapporto non trova spazio nel romanzo in preparazione da cui è nata, negli scorsi mesi, la volontà di procedere con la rilettura complessiva delle opere di Lovecraft, ma troverà un riferimento in un mio racconto breve che sarà disponibile molto presto in un’antologia di prossima pubblicazione.
Simona Cremonini