Da Malcesine a Toscolano, da Salò a Volciano, fino ad Avio, tracce della grande dea egizia
Il culto di una grande dea egizia circonda alcuni luoghi del lago di Garda e della regione che lo circondano: Iside, moglie del dio della morte Osiride, è un personaggio curiosamente ricorrente nella zona benacense.
I luoghi in cui la sua presenza in zona è nota e attestata sono sicuramente Malcesine, Verona e Acquanegra sul Chiese, ma esiste anche un curioso riferimento alla presenza di Iside e del marito, in tempi antichi, nella zona di Salò, Toscolano e Volciano.
Il tempio di Iside a Malcesine e il legame della grande dea con Verona
A Malcesine esisteva anticamente un tempio dedicato alla dea Iside. Forse si tratta solo di un’ipotesi, ma a testimoniarlo è un’iscrizione latina che molte fonti indicano come trovata proprio a Malcesine nel 1540 nei pressi della Pieve di Santo Stefano e conservata al Museo Maffeiano di Verona. L’ara è una dedica per il restauro del suo tempio da parte di Gaio Manazio, ovvero:
“Matri deum et Isidi | G(aius) Manatius C(aio) filius | Fab(ia tribu) Se[u]er[u]s fanum refe | cit et pronaum de suo fecit | ex voto”
(alla Madre degli Dei e a Iside Gaio Manazio, figlio di Caio, della tribù Fabia, con il cognome Severo, restaurò il tempio e costruì il pronao a sue spese come ex voto).
L’epigrafe sarebbe rimasta solo una curiosità, se non fosse che nel 1976 l’arciprete malcesinese don Nicola Azzali decise di fare dei lavori presso la Casa Parrocchiale e dagli scavi saltarono fuori quattro capitelli in pietra serena lavorata che riportavano degli ornamenti, compresi dei flabelli (i ventagli rituali egizi) e delle figure femminili. Dieci anni più tardi il professor Maffezzoli ipotizzò che si trattasse di alcuni capitelli del tempio di Iside sito anticamente a Malcesine, la cui presenza era testimoniata proprio dalla lapide custodita al Museo Maffeiano. Il vecchio tempio di Iside, quindi, sarebbe stato eretto a Malcesine nel luogo in cui sorge la chiesa di Santo Stefano, su cui i capitelli sono ancora murati sulla parte posteriore della sagrestia.
È interessante notare che presso il Museo Maffeiano il ritrovamento dell’ara è indicato come avvenuto ad Arco (Trento), che a quel tempo come Malcesine apparteneva alla colonia bresciana.
La vicina Verona, inoltre, sarebbe stata una delle sedi di un altro dei grandi santuari isiaci in Italia. Intitolato a Iside e Serapide, esso sarebbe sorto presso il Colle San Pietro di Verona, nel cui museo sono custoditi reperti egizi trovati in loco in occasione degli scavi per il Teatro romano.
Anche la Chiesa di Santo Stefano di Verona, inoltre, avrebbe un legame con il culto isiaco, in quanto sorta in un luogo vocato anticamente alla dea: presso il Museo Maffeiano vi è una testimonianza attraverso un’epigrafe datata al II secolo d.C.:
Lucius Veronius | Calais | Isidi | u(otum) s(oluit) l(ibens) m(erito)
Lucio Veronio | Calais | ad Iside | sciolse il voto volentieri, meritamente.
Presso Verona, sempre custodita presso il Museo Maffeiano, vi è una testa di Arpocrate, il figlio di Iside.
Riguardo al legame tra Verona e una delle città più importanti d’Egitto vi è poi una particolare curiosità: la studiosa Monika Verzàr-Bass, nella sua ricerca “Il culto di Iside a Verona e ad Aquileia”, segnala che sotto il Serapeo di Alessandria è stata rinvenuta un’iscrizione dedicata al veronese C. Calvisius Statianus, che fu prefetto d’Egitto all’epoca di Traiano.
Acquanegra sul Chiese e un’altra lapide a Iside
In una rassegna dei luoghi intorno al lago legati alla dea Iside una menzione la merita anche Acquanegra sul Chiese. Qui venne infatti rinvenuta un’iscrizione risalente al II secolo dopo Cristo e oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Mantova che attesta la presenza di un santuario vocato alla dea. L’epigrafe recita:
“M(arcus) Cassius M(arci) F(ilius) / ani(ensi tribu) Capulus Crem(onensis) / (centurio) coh(ortis) V praetoriae / aedem Isidi pecunia / sua fecit”
(Marco Cassio Capulo, figlio di Marco, cremonese, iscritto alla tribù Aniense, centurione della V Coorte Pretoria, eresse a proprie spese un sacello a Iside)
ovvero si tratterebbe di una dedica legata al restauro del tempio intitolato a Iside.
Sempre dal mantovano, da Castiglione Mantovano, proviene inoltre una statuetta in bronzo che ritrae la dea Iside-Fortuna e che risale al I o II secolo e conservata al Museo Archeologico Nazionale.
L’area bresciana del Garda e il culto a Osiride e Iside, tra Toscolano, Salò e Roè Volciano
Secondo una tradizione narrata da Grattarolo nella sua Historia della Riviera e ripresa da altri autori, fra cui Voltolina nella Coltivazione degli Orti, nelle terre del Lago di Garda in epoca antica giunsero due lucumoni (fra le figure di maggior potere nella cultura etrusca).
Uno di essi era Saloo, discendente del grande dio egizio Osiride, divinita dei morti e dell’agricoltura, sposo di Iside che, quando egli fu ucciso e fatto a pezzi dal fratello Seth, partì per un lungo viaggio per il mondo per ricomporre il suo corpo.
Questo lucumone fondò templi per Giove e per Bacco (ai quali Osiride era associato): era stato cacciato dalla Toscana dalla peste e gli oracoli lo avevano spinto a cercare il tempio della dea Vesta trovandolo tra le montagne della Riviera, ovvero nella valle di Vestino.
L’altro lucumone, da Grattarolo definito Toscano Toscolo, era giunto in questi luoghi assieme a Saloo oppure anch’esso era della stirpe di Osiride.
Dalla Toscana giunse nella zona attorno alle “Camarate” e la chiamò Toscolano, in onore della sua patria. Anch’egli in memoria del suo progenitore Osiride fondò due templi per Bacco e per Giove dove era onorato quindi anche il dio egizio.
Se la tradizione sui due lucumoni suggerisce la presenza di culti egizi, c’è un ulteriore tassello molto interessante sul tema riportato da Giuseppe Voltolina nella sua Coltivazione degli Orti, che riguarda proprio Iside e la zona dell’antica Volciano.
Voltolina scrive nei suoi versi:
Indi s’avvian per diliziosa valle,
U’ volve il Clisi in giù l’onde sue chiare;
Poscia sul dorso di Rinico il calle
Prendon della Niliaca Iside all’are.
Dunque sul dorso di Rinico, ovvero il lungo poggio chiamato anche Arnico o Anico e più tardi Liano a Roè Volciano, dove oggi sorge la Chiesa di San Pietro in Liano vi era un luogo vocato a Iside: e infatti una leggenda racconta che lo stesso nome di Liano arriverebbe da Delia, nome associato alla dea della caccia Diana, dal quale sarebbe derivato il nome di San Pietro Deliano, poi trasformato in “di Liano”.
Diana, come spiegato anche in questo articolo, avrebbe associato al proprio nome quello di Iside, soprattutto nel bresciano.
In letteratura esistono inoltre vaghi riferimenti a delle epigrafi di area gardesana che ricorderebbero il rifacimento di una fanum con l’aggiunta di un pronaum per la Mater Deum ed Iside, senza però una precisa localizzazione.
Infine, sempre parlando di laghi lombardi e bresciani, un cenno non può mancare all’ipotesi che il nome del lago d’Iseo possa essere in qualche modo legato alla dea Iside, anche se quest’ipotesi è sempre stata ritenuta fantasiosa ed estrosa.
Dal Trentino l’epigrafe di Mama d’Avio
Dalla zona del Baldo arriva anche un’altra testimonianza del culto a Iside, grazie a un’iscrizione rinvenuta a Mama d’Avio, nei pressi dell’Adige e in territorio trentino.
Ritrovata nel 1877, è una dedica in lingua greca di un certo Eros, un ex voto per la dea, oppure una dedica a entrambe le divinità (Eros e Iside).
Su questo reperto è molto interessante l’approfondimento del Museo Civico di Rovereto presente a questo link (da cui è tratta anche l’immagine qui sotto).
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Verità o leggenda?
Da questo excursus si può rilevare che, come altrove testimoniato e indicato dagli archeologi, il culto della dea Iside si diffuse nella Gallia Cisalpina seguendo il corso del Po e dei suoi affluenti e, in generale, dei fiumi dell’area intorno al lago di Garda.
Non è possibile essere esaustivi e dare risposte certe, ma sicuramente questa abbondanza di ipotesi e leggende è capace di creare grande suggestione.
Fra l’altro del marito di Iside, Osiride, e del suo culto si parlerà anche nel mio romanzo di prossima uscita.
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Simona Cremonini