Nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321 Dante Alighieri moriva a Ravenna e nel 2021 si celebrerà, dunque, l’anniversario dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, padre della lingua italiana e autore della Divina Commedia, capolavoro della letteratura mondiale e fonte di ispirazione per letterati e artisti attorno al mondo.
Anche nella regione del lago di Garda non mancheranno eventi e tributi dedicati a Dante Alighieri e a questa commemorazione, anche perché nella sua vita e nella sua opera Dante non mancò di celebrare proprio il territorio gardesano e il suo lago e di esserne, di contro, omaggiato con una serie di luoghi e leggende che lo ricordano.
Verona e Dante: la stima degli Scaligeri
Il viaggio di Dante verso il lago di Garda ha inizio molto prima che il poeta arrivasse a Verona e, per la precisione, con la sentenza di esilio dalla sua Firenze, condanna che lo colpì il 10 marzo 1302.
Costretto a rimanere lontano dalla sua città, perché altrimenti sarebbe stato arso vivo, Dante si spostò per diverso tempo di luogo in luogo, da Forlì alla Lunigiana, fino al Casentino; finché accolse l’invito degli Scaligeri, e in particolare di Cangrande della Scala, di risiedere nella corte di Verona, dove aveva già avuto modo di alloggiare tra il 1303 e il 1304 su invito del fratello maggiore di Cangrande, Bartolomeo della Scala, omaggiato nella Divina Commedia da questi versi:
“Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello”.
A Verona, grazie all’ospitalità offertagli dall’amico e ammiratore Cangrande, Dante si trasferì insieme ai figli Jacopo e Pietro, dei quali quest’ultimo è ricordato in zona anche nella Valpolicella: qui Pietro Alighieri,nell’area oggi vocata al vino omonimo, acquistò il Casal dei Ronchi, ancora oggi di proprietà dei suoi discendenti e dove, secondo una leggenda senza riscontri, sarebbe custodita una copia originale del Paradiso dantesco.
A Cangrande, Dante dedicò vari passaggi nel Paradiso, tra cui:
parran faville de la sua virtute
in non curar d’argento ne’ d’affanni.
(…)
Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora, sì che ‘ suoi nemici
non ne potran tener le lingue mute.
A lui t’aspetta e a’ suoi benefici.
Dante lasciò poi Verona e nel 1318 approdò a Ravenna, dove nel 1321 morì e dove sono custoditi ancora oggi i suoi resti.
Il lago di Garda e la Divina Commedia
Il veronese ma soprattutto il lago di Garda compaiono nell’opera maggiore di Dante Alighieri, la Divina Commedia, iniziata attorno al 1300 e continuata nei decenni successivi, in una famosa serie di terzine che hanno avuto anche curiose e leggendarie interpretazioni, come spiega anche il saggio “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”.
Suso in Italia bella giace un laco,
a piè de l’Alpe che serra Lamagna
sovra Tiralli, c’ha nome Benaco.
Per mille fonti, credo, e più si bagna
tra Garda e Val Camonica e Pennino
de l’acqua che nel detto laco stagna.
Loco è nel mezzo là dove ‘l trentino
pastore e quel di Brescia e ‘l veronese
segnar poria, s’e’ fesse quel cammino.
Siede Peschiera, bello e forte arnese
da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi,
ove la riva ‘ntorno più discese.
Ivi convien che tutto quanto caschi
ciò che ‘n grembo a Benaco star non può,
e fassi fiume giù per verdi paschi.
Tosto che l’acqua a correr mette co,
non più Benaco, ma Mencio si chiama
fino a Governol, dove cade in Po.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XX)
Oltre a citare espressamente Peschiera del Garda, Dante in particolare racconta di un luogo del lago in cui il vescovo di Verona, quello di Trento e quello di Brescia avrebbero potuto celebrare Messa allo stesso tempo, dato che le loro circoscrizioni si incontravano idealmente in un particolare punto: tale luogo è stato interpretato in vari modi dagli storici e dagli studiosi del territorio e, nel tempo, è stato indicato come un luogo indefinito nel mezzo del lago di Garda (dove, stando su tre barche diverse, i tre vescovi avrebbero potuto officiare nello stesso momento), l’Isola del Garda, Sirmione o Campione, oggi nel territorio di Tremosine.
In tempi recenti anche la definizione di “Val Camonica” è stata oggetto di nuove interpretazioni: mons. Antonio Fappani nella sua Enciclopedia Bresciana ha riportato la dicitura di “Val di Monica”, lasciando così spazio alla visione di Adolfo Bartoli secondo il quale Dante avrebbe celebrato una zona del lago di Garda, la Valtenesi, e quindi “Monica” sarebbe valso per il nome della città di “Moniga”. Curioso è, in proposito, che il profilo di uno dei luoghi simboli della Valtenesi, la Rocca di Manerba, sia sempre stato paragonato al “naso di Dante Alighieri”.
Proprio la possibilità di osservare quotidianamente il “profilo di Dante” nella rocca manerbese, così racconta qualcuno, potrebbe aver ispirato anche Gabriele d’Annunzio nell’acquistare la villa di Cargnacco a Gardone Riviera, poi trasformata nel suo Vittoriale degli Italiani.
Luoghi danteschi attorno al lago di Garda
Secondo vari storici, Dante sarebbe stato a Sirmione nonché, sempre nel bresciano, ospite dei nobili Lantieri di Paratico, dove avrebbe avuto l’ispirazione per il monte del Purgatorio.
Una serie di curiosità dantesche legate a Mantova, e per esempio a uno degli errori che il Sommo Poeta commise nella sua opera, è inoltre contenuta in “Mincio Magico”.
In Trentino il castello di Lizzana, che domina sulla Vallagarina, è conosciuto come Castel Dante: secondo una leggenda il Sommo Poeta vi alloggiò attorno al 1310 e da questo luogo trasse ispirazione per la Divina Commedia.
Nel veronese un luogo suggestivo raggiunto da Dante sarebbe stato il ponte di Veja, l’arco naturale (il più grande in Europa) situato nel comune di Sant’Anna d’Alfaedo, presso il quale esiste anche il “castagno di Dante”, un albero centenario dove si racconta il poeta fece una visita.
Altro luogo di pellegrinaggio di Dante Alighieri nei pressi del lago di Garda sarebbe stato Cavalcaselle nel Comune di Castelnuovo del Garda e in particolare il Colle di San Lorenzo, da cui il Sommo Poeta avrebbe osservato il lago di Garda e avrebbe tratto ispirazione specifica per le parole dedicate a Peschiera del Garda: secondo una curiosa interpretazione, sarebbe proprio questo il punto in cui si incontrano i pastori trentini, bresciani e veronesi in occasione delle transumanza, che non sarebbero quindi da interpretare come “vescovi” ma come conduttori del bestiame. Un ulteriore misterioso omaggio dedicato a Dante, proprio in questo luogo, è inoltre individuato in “Misteri Morenici”.