1920-2020: nel giugno di quest’anno ricorrerà un centenario che riguarda la letteratura europea e molto da vicino il lago di Garda, ovvero quello dell’incontro a Sirmione tra James Joyce ed Ezra Pound.
Un evento storicamente avvenuto, come provano i carteggi scambiati tra i due autori ma anche con altri soggetti, che viene ricordato fra gli importanti avvenimenti e i passaggi letterari che, nel corso del tempo, hanno incrociato il lago di Garda.
Ciò che rende ancora più affascinante l’incontro tra Joyce e Pound a Sirmione, però, è tutta la storia che vi sta attorno. Va infatti rammentato che esso non fu nulla di occasionale, ma avvenne perché tra i due scrittori esisteva già un rapporto che per Joyce fu fondamentale per trovare opportunità di pubblicazione.
Oggi chiamano “influencer” coloro che, grazie alla loro autorità in un determinato campo, riescono a “influenzare” e a determinare le scelte di un pubblico: la stessa cosa avvenne, a quel tempo, grazie alla rete di conoscenze di Ezra Pound, poeta e saggista statunitense che aveva scelto di vivere in Europa, a Londra dove era stato il segretario di William Butler Yeats e in cinque anni aveva conosciuto i più influenti autori ed editori del tempo, e in seguito a Parigi.
Divenuto un ammiratore di un ancora pressoché sconosciuto James Joyce, Pound si appassionò alle sue opere e negli anni seguenti, dotato come scrive Forrest Read di “spirito pratico, intraprendenza e stravagante generosità”, mise in campo le proprie forze, come un vero e proprio addetto alle relazioni pubbliche, per aiutare l’altro letterato a pubblicare e a far conoscere le proprie opere, oltre che per ottenere alcune forme di sostentamento da alcune società letterarie. A quel tempo James Joyce, abbandonata l’Irlanda, si spostava da un luogo all’altro d’Europa, sostentandosi perlopiù come insegnante, e aveva ricevuto diversi rifiuti per Gente di Dublino. L’aiuto di Ezra Pound, a cui era stato segnalato proprio da Yeats, fu determinante per trovare la via della pubblicazione e per poter recuperare risorse per lui indispensabili, nonché per convincerlo a terminare il suo Ulisse.
Nel 1920, finalmente, Ezra Pound convinse James Joyce a incontrarlo a Sirmione, sul lago di Garda, dove Joyce giunse quasi a sorpresa, perché lo stesso Pound non se l’aspettava di averlo spinto a compiere quel viaggio da Trieste, dove viveva.
Perché proprio a Sirmione?
La prima esperienza di Pound a Sirmione risaliva a una decina di anni prima, quando aveva visitato Sirmione alloggiando all’Hotel Eden di Piazza Carducci 18 (hotel che esiste ancora oggi) spendendo 7 lire al giorno, come egli stesso scrive.
Pound, durante i giorni trascorsi a Sirmione, stava correggendo le bozze del suo saggio Lo spirito romanzo e, nel farlo, trovò ispirazione nei luoghi di Catullo e presso le sue Grotte, nonché meditando sull’opera del poeta sirmionese, i cui scritti erano stati tra le sue letture all’Università della Pennsylvania. Ad accompagnarlo, in quel viaggio, erano la scrittrice Olivia Shakespear con la figlia Dorothy: quest’ultima, futura moglie di Pound, avrebbe in seguito per anni disegnato i paesaggi di Sirmione ricordando quei giorni.
Questo soggiorno a Sirmione venne da Ezra Pound richiamato e commemorato in varie occasioni, come nelle sue Canzoni (1911) in cui scrisse:
“O Benaco di zaffiro, in te e nelle tue brume
la stessa natura si è fatta metafisica,
Chi può guardare in quel blu e non credere?”
Oppure nei Cantos:
“e l’acqua defluisce dalla sponda lacustre
silenziosa quanto mai a Sirmione
sotto gli archi…”
Per Catullo e per la bellezza del luogo (che, in una lettera a Dorothy, Pound definì “purely emotional”, puramente emozionale), James Joyce sarebbe dovuto venire a Sirmione.
Nel 1920, facendo accompagnare lo scritto da uno schizzo della moglie, Ezra Pound gli scrisse: “Tutto quello che posso dire è che a volte l’acqua è davvero blu come la parte più blu del dipinto. Non ho mai trovato nulla che fosse proprio alla stessa altezza tranne che nella grotta di Capri, dove l’entrata funziona da lente e scaglia la luce sott’acqua”.
Il 13 maggio del 1920, scrivendo dall’Hotel Eden a Sirmione, Pound affermò: “Il posto ripaga del viaggio in treno. Catullo e il sottoscritto le fanno da garanti”.
E il 2 giugno 1920, in un’altra lettera, comunicò a Joyce che aveva appena trovato “due stanze all’Albergo de la Pace (l’Hotel Pace, ancora esistente). Sembra pulito, buon odore in cucina, proprietario amico del mio vecchio amico Menegatti. Offre la pensione a 14 lire, cioè 56 lire al giorno per voi quattro. Sto pensando di provarlo io stesso dovessi tornare qui in futuro (…) Telegrafate e vi riserverò le stanze al Pace”.
James Joyce arriva a Sirmione per incontrare Ezra Pound
Era un influencer molto in gamba, Ezra Pound. Perché alla fine James Joyce, così esitante a viaggiare, arrivò per davvero a casa di Catullo (“at the haunt of Catullus”) l’8 giugno 1920 assieme al figlio quindicenne Giorgio.
Al riguardo Joyce il mese seguente, in una lettera, avrebbe scritto di aver preso la decisione perché “il signor Pound mi ha scritto con un tono talmente urgente da Sirmione (lago di Garda) che, nonostante il mio terrore dei temporali e nonostante quanto io detesti viaggiare, ci sono andato portando con me mio figlio perché agisse da parafulmine”.
Come da consiglio di Pound, Joyce giunse alla stazione di Desenzano del Garda di notte e poi, via traghetto, essi arrivarono a Sirmione. Fu a Sirmione che Pound convinse Joyce a lasciare Trieste per andare a Parigi con la famiglia (lo avrebbe fatto nelle settimane seguenti, trovando lo stesso Pound ad aiutarli) e a rinunciare all’insegnamento che lo distraeva dalla stesura dell’Ulisse. Ma dell’evento rimase anche una filastrocca vergata su una delle lettere seguenti, che recitava:
C’era un bardo a Sirmione sul lago
che viveva di miele e di locuste pago,
finché un figlio di puttana
gli portò via dalla tana
calma, denaro, scarpe, vestiti e svago
Dopo sette anni di lettere, ora, James Joyce ed Ezra Pound si erano finalmente incontrati di persona: e ciò era avvenuto a Sirmione, sul lago di Garda, nei luoghi di Catullo. Negli anni seguenti i due si sarebbero allontanati (anche per una visione diversa verso l’avvento del Fascismo e del Nazismo), ma ciò non cancellò mai l’importanza di un’amicizia tanto particolare.
A differenza di Joyce, in seguito Ezra Pound sarebbe tornato in numerose occasioni sul lago di Garda e lo avrebbe attraversato in lungo e in largo: oltre a Sirmione, toccò Salò (alloggiando a Villa Portesina) e Gardone Riviera, fece apparire il “castello” dannunziano, il Vittoriale, nei suoi Cantos e scrisse della Gardesana, la strada con archi disegnati da un compasso.
E cosa resta, oggi, a Sirmione, del passaggio dei due letterati Ezra Pound e James Joyce e del loro incontro?
Oltre agli hotel ancora esistenti, che sono citati nei loro carteggi e sono stati vissuti in prima persona da Pound e Joyce (in primis l’Hotel Eden e l’Hotel Pace, ma anche l’Hotel Catullo), della loro presenza e del loro passaggio a Sirmione, nella penisola della Perla del Garda resta solo qualche flebile traccia. La più evidente è, forse, l’iscrizione che al Parco Pubblico Tomelleri (il cartello è visibile sulla strada per le Grotte di Catullo, in via Catullo) omaggia una citazione di Ezra Pound su Sirmione:
Our olive Sirmio
lies in its burnished mirror…
La nostra Sirmione terra di ulivi
si adagia nel suo specchio brunito…
Ezra Pound
1885-1972
.
Verità o leggenda? L’incontro, a Sirmione, nel 1920 tra Ezra Pound e James Joyce è un fatto storico, provato dall’esistenza di specifici riferimenti nelle lettere scambiate tra i due letterati e con altri loro corrispondenti: ma, immerso nelle languide atmosfere del lago, ha finito inevitabilmente per essere ammantato da un’aurea di leggenda e da un fascino senza tempo.
Per un approfondimento sul tema della rete di corrispondenza e della vicenda dell’incontro tra Ezra Pound e James Joyce a Sirmione consiglio il libro “Ezra Pound, Lettere a James Joyce” a cura di Forrest Read, tradotto da Antonio Bibbò ed edito in Italia da Il Saggiatore, come descritto qui.