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Lord Byron e il lago di Garda: tra leggende e attivismo politico a Verona con The age of bronze | Verità o leggenda

Lord Byron passò per il lago di Garda nel 1816, ne scrisse e fu un attivista politico arrivando a una feroce critica del Congresso di Verona del 1822, di cui si è celebrato il centenario nell’ottobre scorso. E a quest’ultimo evento dedicò il suo poemetto The age of bronze,uscito esattamente due secoli fa, nell’aprile del 1823.

Diversi sono i legami tra il lago di Garda e Lord Byron, al secolo il barone George Gordon Noel Byron.

In occasione degli anniversari di alcuni di essi, proviamo a ripercorrere come tali relazioni si svilupparono.

Lord Byron e il suo passaggio sul lago di Garda nel 1816

Per parlare del rapporto tra Lord Byron e il lago di Garda, dobbiamo partire facendo un passo indietro rispetto al vero e proprio bicentenario celebrato in questi giorni. Per la precisione, il poeta inglese passò realmente per il lago di Garda e lo fece nel 1816.

Il viaggio seguiva alcuni avvenimenti che su questo blog e fra i miei libri hanno trovato posto più volte: quell’anno, infatti, fu quello in cui nella celeberrima “Notte di Villa Diodati” tra il 16 e il 17 giugno, nella residenza da Byron affittata per l’estate sul lago di Ginevra, nacquero il genere horror e il genere fantascienza, come spiegato anche nell’articolo su questo blog che parla dei viaggi di Mary Shelley in Italia e sul lago di Garda e del rapporto suo e del marito Percy con il nostro territorio.

Dopo le vicende in Svizzera, Byron passò in Italia arrivando fino a Verona, ma nel mentre ebbe l’esperienza di viaggiare sul lago di Garda e curiosamente ne raccontò anche una leggenda popolare in una lettera, come ricostruito nel libro “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”.

Non poté mancare uno sguardo a Sirmione, la città del suo amato poeta Catullo, molto popolare nella Londra ottocentesca (dopo il processo di riscoperta spiegato in questo articolo), che gli si presentò però in una giornata d’autunno che lo scoraggiò dal visitarla. In seguito sarebbe tornato in questi luoghi, visitando anche Desenzano del Garda.

Nel 1818 a Desenzano soggiornò all’Hotel Mayer & Splendid, che gli ha tributato alcune stanze dedicate proprio a Lord Byron.

Byron a Verona: dalla breve vacanza al Congresso del 1822

Nel 1816, quando giunse a Verona per la prima volta, Lord Byron si fermò solo qualche giorno. La strada verso la città, considerata pericolosa (un’opinione simile l’aveva espressa anche Petrarca, come spiegato nel saggio “Misteri Morenici”), si rivelò invece tranquilla.

La visita nel centro scaligero del 1816 affascinò Lord Byron, e infatti sul sito Verona.com è stato riportato questo stralcio dei suoi diari:

In seguito però il nome della città rimase legato al Congresso di Verona della fine del 1822, organizzato dalle potenze europee per affrontare i gravi problemi del tempo: a partecipare furono i rappresentanti della Quintuplice Alleanza formata da Impero russo, Impero asburgico, Regno di Prussia, Regno di Francia e Regno Unito, cui si aggiunsero i regnanti del Regno di Sardegna, Regno delle Due Sicilia, Stato della Chiesa, Granducato di Toscana, Ducato di Modena e Reggio.

The age of bronze e il Congresso di Verona

L’evento e le decisioni prese al Congresso di Vienna portarono il ribelle ma generoso Byron a una dura critica, che riportò nel suo poemetto “The age of bronze uscito alcuni mesi più tardi, nell’aprile 1823.

In tale opera, nello specifico, Byron rimproverò ai baroni della terra di vivere alle spalle dei milioni di persone che versavano “sangue, sudore e lacrime“.

Per Byron Verona era tre volte benedetta dai personaggi che erano stati legati alla città, in particolare i Capuleti con la loro “decantata” tomba, “Can Grande” che il poeta si permise di tradurre in “Dog the Great”, il poeta Catullo nato in questo territorio nonché Dante, che in esilio trovò qui riparo.

Tuttavia proprio a Verona, secondo Byron, venne dimostrata tutta la povertà d’animo di quel secolo, ancora lontano da avere un’anima davvero liberale a cui l’Europa avrebbe dovuto aspirare.

Verità o leggenda?

Curiosamente Byron fu affascinato dalle leggende del Garda e con The age of bronze riuscì a donare a Verona un alone epico che forse da tempo le mancava. Per questo ho voluto parlare del bicentenario di questa pubblicazione, sicuramente da riscoprire.

Al momento non mi risulta purtroppo esistere una versione in italiano, ma si può scaricare in pdf la versione in inglese qui.

Simona Cremonini

PS: Un’ultima curiosità che lega Lord Byron ai miei libri: dopo i lunghi periodi in Italia, chiamò una delle figlie (illegittime) Allegra, nome italiano che, proprio per questa sua scelta, divenne popolare negli ambienti culturali e borghesi inglesi, e che ho ripreso per uno dei personaggi femminili delle “Dame” del romanzo Il Pittore delle Fate.