Non tutti gli scritti dell’antichità classica sono giunti fino a oggi.
Gli studiosi calcolano che solo una minoranza di essi sia ancora patrimonio dell’umanità ai giorni nostri, mentre buona parte delle opere antiche, a un certo punto della storia, sono andate perdute: la stima è che sia arrivato a noi solo il 10% della letteratura latina e appena l’1% di quella greca.
In tutto questo rientra il caso di Gaio Valerio Catullo, autore dell’epoca romana oggi ampiamente celebrato sul lago di Garda dalla presenza delle cosiddette “Grotte di Catullo”, che suggeriscono il sito dove sorgeva la villa romana di proprietà della famiglia del poeta e costituiscono una delle attrazioni culturali e turistiche più importanti di Sirmione e del basso lago di Garda (ma anche di tutta la zona circostante). A Sirmione a celebrare il poeta Catullo è anche presente un busto nella centralissima Piazza Carducci, oltre alle Terme Catullo, all’Hotel Catullo in pieno centro, alla Cantina Catullo e a una serie di vini collegati a lui nel nome e nell’apparato iconografico, mentre la passeggiata verso le Grotte è allietata da una via a lui dedicata (come anche a Manerba e in altri comuni del lago) e da una epigrafe murata con una lunga citazione del suo carme dedicato a Sirmione.
Eppure, egli non è sempre stato così noto e omaggiato, qui e non solo. Infatti, per molto tempo, la produzione di Catullo è caduta nell’oblio, rischiando di restarci per sempre se non fosse stato in prima battuta per un personaggio vissuto mille anni dopo di lui e collegato, cosa incredibile ma vera, a una regina che, da una sorprendente e paradossale leggenda locale, è stata indicata proprio come l’amante del poeta Catullo: ovvero la regina, imperatrice e santa cattolica Adelaide di Borgogna, vissuta anch’ella – tra il 931 e il 999 d.C. – mille anni dopo Catullo e realmente transitata sul lago di Garda, anche nei pressi di Sirmione, durante la fuga dalla Rocca di Garda dove era prigioniera, vicenda di cui si racconta anche in “Leggende, curiosità e misteri del lago di Garda”.
Facciamo però un passo indietro rispetto ad Adelaide e torniamo al poeta latino.
Il poeta Catullo muore attorno al 54 a.C.
I suoi componimenti erano apprezzati dai suoi contemporanei, anche se non gli erano mancate le critiche del conservatore Cicerone, e Catullo esercitò una notevole influenza sulla produzione letteraria per alcuni secoli a venire.
Il periodo di Catullo in generale fu un momento di fioritura di molta letteratura (che vedrà tra gli altri protagonisti anche il mantovano Virgilio), ma il percorso di conservazione delle opere latine, in seguito, diventò estremamente accidentato. Per ragioni storiche e sociali (la Caduta dell’Impero Romano, le invasioni barbariche), religiose (l’avvento del Cristianesimo), ma non solo, per alcuni secoli le opere latine andarono disperdendosi e diminuendo nella disponibilità: e per molto tempo a essere citati e ripresi da altri autori (di fatto serbandone memoria) furono solo frammenti e citazioni dei loro ispiratori antichi.
In questo contesto Catullo per lungo tempo cade completamente nel dimenticatoio.
Celebrato e citato da numerosi altri autori antichi e suoi contemporanei, per secoli tuttavia se ne perde del tutto traccia fino, come accennato, all’epoca adelaidiana (e ottoniana), quando il lungo silenzio sul suo nome viene momentaneamente interrotto per poi riprendere fino all’epoca dello Stilnovo, quando Catullo verrà finalmente e, per quanto possibile, totalmente riscoperto.
Parlare dell’epoca di Adelaide e del suo secondo marito, Ottone I re di Germania e imperatore, significa parlare della seconda metà del nono secolo d.C, prima dell’anno Mille.
In quegli anni, nella città e nel territorio di Verona, era vescovo il belga Raterio, uomo di fede e di lettere nato probabilmente a Liegi e protagonista di una vicenda ecclesiastica molto curiosa e avventurosa: egli infatti per ben due volte perse la Cattedra vescovile di Verona, finché riuscì a recuperarla la terza volta, nel 961, grazie all’appoggio del già nominato Ottone I, marito di Adelaide.
È certo che Adelaide e Raterio entrarono in contatto, dato che il Vescovo di Verona si rivolse alla regina in due lettere, tra le quali una supplica per poter rimanere a Verona senza pericoli fino al termine delle chiesa cattedrale: ma soprattutto Raterio era presente all’incontro voluto da Ottone I e tenutosi a Verona il 29 ottobre del 967, con vescovi e sovrani europei e del territorio italico, oltre che con suo figlio Ottone II. Pochi giorni più tardi, il 5 novembre, Ottone I avrebbe firmato per Raterio importanti privilegi mentre si trovava nelle terre del Mincio, come approfondito in “Mincio Magico”.
In quello stesso periodo, nel suo “Sermo de Maria et Martha” (966), Raterio parla della propria meditazione sulla legge di Dio e della propria passione per le opere letterarie: in quest’opera egli cita espressamente
Catullo, che definisce “mai letto prima” (Catullum numquam antea lectum), in quanto nella biblioteca capitolare della città doveva esistere una delle poche copie (forse proprio l’unica) delle opere dell’autore veronese.
Se Raterio ebbe per le mani la copia originale di Catullo non è dato saperlo, né se ne fece copia per sé, oppure se ne lasciò una copia nella biblioteca e portò via l’originale con sé, come ipotizza il professor Luigi Toldo.
Ciò che è certo è che, dopo quella citazione che appare del tutto casuale, Catullo scompare di nuovo per secoli. Occorrerà arrivare al Trecento, al notaio vicentino Benvenuto Campesani, perché il poeta veronese guadagni di nuovo gli onori della cronaca.
Campesani scrive infatti “Sulla resurrezione di Catullo poeta veronese”, un epigramma basato su un manoscritto antico che egli avrebbe riportato in Italia dopo quattro secoli da quando, forse, Raterio l’aveva portato con sé in Francia, mentre nel Bel Paese di Catullo non restava più alcuna traccia.
Sulla scia della riscoperta francese di Campesani si riaccende l’entusiasmo nei confronti di Catullo e dei suoi scritti e, soprattutto, a ispirarsi alle opere del poeta latino è un personaggio che si imbatte nella sua opera a Verona nell’estate del 1345 e se ne appassiona: ovvero Francesco Petrarca, che arriva a definire nugae (come le poesie di Catullo, che le aveva così soprannominate perché “di poco conto”, “poesiole”) alcuni dei propri componimenti.
Di lì in poi le opere di Catullo vincono definitivamente l’oblio: ricominciano a essere riprodotte e stampate, a essere diffuse in tutta Europa e nel mondo.
Il destino di Catullo si ribalta, il poeta veronese e sirmionese viene totalmente riscoperto e anzi, ancora di più, celebrato largamente, finendo per influenzare nel tempo numerosi e importanti autori come Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Samuel Taylor Coleridge, Goethe, Gabriele d’Annunzio, Ezra Pound, Jacques Prévert e tanti altri.
Dopo il lungo oblio Catullo è tornato, e non solo a Sirmione e sul lago di Garda.
Verità o leggenda?
Il lungo e tortuoso (ma purtroppo anche incompleto) recupero delle opere di Catullo descritto in questo articolo è verità: restano tuttavia aspetti casuali e quasi “da leggenda”, che restituiscono a questa vicenda un profilo davvero magico.
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Due citazioni per le fonti di questo articolo sono d’obbligo: questo articolo di Vanni Veronesi apparso su IMagazine alcuni anni fa, da cui è tratta l’immagine del frammento catulliano in questa pagina, e queste slide di Annamaria De Simone reperite in Rete, che approfondiscono il tema degli scritti classici andati perduti.
Per approfondire il contenuto e le motivazioni di questo articolo invece… non resta che aspettare il terzo romanzo della Saga delle Streghe Quinti, in uscita entro l’estate, che fa parte del ciclo di storie di donne magiche attorno al Garda discendenti, tra gli altri, proprio del poeta Catullo: nel nuovo libro Brunella si troverà immersa proprio in una serie di leggende legate al suo antenato Catullo, che faranno parte della sua nuova “missione”.
Per recuperare i due romanzi editi e riceverli a casa è sufficiente scrivere a [email protected]!
EDIT maggio 2019: La vicenda degli scritti perduti di Catullo è uno dei filoni del romanzo, ora edito, La leggenda degli amanti del lago, che vede tra i personaggi proprio il poeta Catullo.